Il Pianoforte: questo amato, spesso trascurato, sconosciuto
Se per Chopin era da “benedire” colui che, come novello Prometeo, avesse inventato il pianoforte, strumento “sublime e completo” nel suo essere cantabile, polifonico e dinamico al tempo stesso, è altrettanto vero che non esiste nessun altro strumento musicale da sempre così palesemente trascurato, se non addirittura relegato ad anticaglia di rappresentanza nelle abitazioni borghesi, e non solo quelle, di quasi tutto il mondo occidentale.
Pianisti, docenti e scuole di musica: le condizioni dei pianoforti
E non è raro purtroppo trovare a casa di pianisti, docenti o musicisti in senso lato, strumenti in non buone, se non addirittura pessime per non dire vergognose condizioni, sia dal punto di vista meccanico che sonoro. Per non parlare delle scuole di musica dove troppo spesso fra corde rotte, martelliere quasi in fin di vita, caviglie che non tengono più l’accordatura magari per i troppi interventi operati da personale improvvisato e per nulla specializzato, meccaniche degne delle più impervie montagne russe, apprendere i primi rudimenti dell’approccio pianistico è quasi come imparare a guidare con un’auto dalle gomme quasi completamente lisce, i freni al limite dell’usura e la frizione talmente “alta” da non permettere il corretto innesto delle marce.
In effetti solo l’organo, altro strumento a tastiera pur se ad aria e non a corde, per il suo posizionamento e la sua stessa complessità necessita di un’altrettanta se non superiore manutenzione e cura quasi quotidiana. Che, quanto più rara e approssimativa, tanto più costringe il suo proprietario non solo a spese enormi dal punto di vista economico, lavori di restauro radicali tali da rendere inutilizzabile per mesi lo strumento, ma addirittura a doverne spesso abbandonare l’impresa in favore dell’acquisto di uno nuovo, magari meno nobile ma perfettamente funzionante.
Il connubio tra il pianista e il proprio tecnico di fiducia
Va da sé che la Storia ci ha da sempre consegnato fra i migliori interpreti coloro che, come Arturo Benedetti Michelangeli, Claudio Arrau, Vladimir Horowitz e Kristian Zimerman avessero una perfetta conoscenza del pianoforte e lavorassero meticolosamente a stretto contatto, e per anni, col proprio tecnico di fiducia sia a casa propria che sui palcoscenici di mezzo mondo. Senza dimenticare di quanto Chopin fosse legato da fraterna amicizia con Ignaz Pleyel, Liszt di casa presso Bösendorfer a Vienna, e Brahms da Steinway (allora Steinweg) nella sua Amburgo.
Questo magico connubio fra artista e strumento è oggi sotto gli occhi di tutti quando, nelle principali competizioni internazionali, sono i concorrenti stessi a scegliere durante le loro prove, solistiche e con orchestra, il pianoforte più vicino alla propria sensibilità, caratteristiche tecniche e repertorio (solitamente Steinway & Sons, Yamaha, Shigeru Kawai, Bösendorfer e Fazioli).
Perché è importante conoscere il proprio strumento
Meritorio e interessante è il fatto che negli ultimi decenni, almeno in Italia, qualche conservatorio abbia istituito corsi di Acustica e di Accordatura e Tecnologie del pianoforte, non solo per una sempre più esplicita e qualificante figura professionale di chi opera nel settore, quanto anche per stimolare sempre di più i giovani ad una reale e approfondita conoscenza del proprio strumento e conseguente beneficio per la manutenzione e valorizzazione in primis del loro pianoforte nonchè un evidente progresso tecnico del loro livello artistico.
Scegliere un’accordatura piuttosto che un’altra, dettata dal repertorio piuttosto che dalla casualità o dal mero piacere uditivo, personalizzare i vari parametri della meccanica (scappamento, pesatura del tasto, ritorno e ribattuta del medesimo, altezza del paramartello, chiusura degli smorzi e movimento dei pedali, intonazione della martelliera e conseguente timbrica dello strumento) dovranno far parte in un immediato futuro di quel dialogo sempre più stretto e proficuo fra lo studente, amatore o professionista che sia, e il tecnico accordatore, da un lato per una reciproca crescita e dall’altro per una finalità strettamente musicale sempre più elevata.